Contraddizioni pericolose

privacy

Alcune contraddizioni sembrano spiegabili altre invece danno da pensare, quelle riguardanti la riservatezza (o “privacy”) ricadono sicuramente nella seconda categoria. La maggior parte delle persone si preoccupa davvero poco della propria e spesso anche altrui “privacy”, fornendo volontariamente e senza pensarci troppo dati personali per scaricare un programma, per accedere a un sito, per usare un’applicazione alla moda sul cellulare. Questo atteggiamento cambia immediatamente quando, di solito all’improvviso, qualcosa va storto: vengono caricate delle spese mai fatte sulla carta di credito, la fattura del telefonino è altissima, il proprio computer sembra sia stato invaso da una colonia di zombi. Solo a questo punto i malcapitati si rendono conto che sono stati proprio loro a fornire le informazioni che hanno creato il problema e che più facile non equivale quasi mai a più sicuro. Dall’altra parte del campo sembra invece che le istituzioni, a tutti i livelli, prendano queste faccende molto più sul serio almeno a giudicare dal tempo che dedicano all’approvazione di norme che dovrebbero salvaguardare qualcosa che, almeno in apparenza, interessa così poco la maggior parte delle persone.

Questo genere di contraddizione dovrebbe spingere a una riflessione. Sono le persone a essere ingenuamente sprovvedute e bisognose di protezione? Oppure sono le istituzioni interessate a creare un ambiente normativo che favorisca maggiormente gli interessi del profitto e del potere a scapito di quelli della riservatezza?

Domande del genere vengono in mente soprattutto quando si presenta all’orizzonte una qualche norma che modifica le regole, come è avvenuto a metà aprile, quando la maggior parte dei mass media, ha intitolato a proposito della “schedatura dei passeggeri dei voli in transito per gli scali europei”. In realtà l’euro parlamento ha approvato un intero “pacchetto” sul tema del trattamento dei dati che comprende un regolamento generale e due direttive.

La prima direttiva riguarda l’uso dei dati personali da parte dei servizi di polizia e servizi giudiziari degli Stati membri [1]. La sua portata è alquanto vasta e bisognerà aspettare per vedere come questa verrà implementata nelle varie legislazioni nazionali e come verrà messo in pratica lo scambio di informazioni tra le varie polizie. Sicuramente ci saranno dei problemi nei rapporti con il resto del mondo che non è detto abbia norme simili o compatibili.

La seconda direttiva, quella alla quale hanno dato risalto i mass media, riguarda specificamente l’uso dei “PNR” (“passenger name record”) per la prevenzione, scoperta, investigazione e persecuzione dei reati gravi e di terrorismo [2]. Una delle cose da tener presente è che, secondo l’UE, si definisce “reato grave” quello che viene punito con almeno tre anni di carcere.

Il terzo provvedimento, quello più ambizioso, è un regolamento generale sulla protezione dei dati dati personali [3]. Il regolamento dovrebbe fornire un quadro di riferimento per l’utilizzo dei dati personali da parte delle imprese private. Le norme riguardano, ancora una volta, il cosiddetto “diritto all’oblio” ovvero la possibilità di chiedere la rimozione dei propri dati pubblicati su Internet. Una maggiore facilità di accesso ai propri dati registrati negli archivi di una impresa e la possibilità di trasferirli più semplicemente da un servizio a un altro. Il diritto a sapere se i propri dati sono stati “rubati” durante un attacco informatico, in modo da poter prendere eventuali contromisure. La possibilità di multare le compagnie che sviluppano e mettono in rete applicazioni che non seguono strettamente le regole della riservatezza previste dalle norme europee.

L’argomento è decisamente ampio e in questa occasione il nostro scopo era solo quello di segnalarlo, visto anche che queste regole necessiteranno di almeno un paio d’anni per essere concretamente applicate. Ma anche in questo modo è possibile misurare la distanza tra lo sforzo legislativo e l’interesse delle persone sull’argomento protezione dei dati personali e riservatezza. Una distanza che col passare del tempo rischia di diventare sempre più ampia e difficilmente colmabile, in questi tempi dove la costruzione di nuovi muri e il ripristino delle frontiere rende indispensabile l’aumento del controllo e non solo dei migranti.

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Riferimenti

[1] http://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/PDF/?uri=CONSIL:ST_5463_2016_INIT&from=EN

[2] https://polcms.secure.europarl.europa.eu/cmsdata/upload/76086b49-68e1-4ce4-9ef8-6c61eefcc81b/EU_PNR_Directive.pdf

[3] http://statewatch.org/news/2015/dec/eu-council-dp-reg-draft-final-compromise-15039-15.pdf

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